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Corrono

Uno sguardo distratto vi darebbe l’impressione di una donna alta, elegante, seduta in sala d’aspetto, che fissa con sguardo vuoto il pavimento del corridoio, dove sfrecciano a centinaia, nelle due direzioni, i piedi ed i trolley dei viaggiatori che popolano Fiumicino.
Lo sguardo distratto non sbaglierebbe di molto. Nel suo tailleur nero e sul suo tacco 12 c’è una donna che fissa il pavimento del corridoio, ma il suo sguardo non è vuoto, ma rassegnato.
Passa un uomo col cartello scritto a penna “Grande Orazio”, che non si capisce se è una esortazione o un dato anagrafico, squadra la donna, le sue gambe, i capelli biondi, cerca di captare il suo sguardo, i suoi occhi verdi.
Hanno appena pianto quegli occhi così belli, di un pianto doppiamente liberatorio, perché l’ha scaricata dal dolore e perché finalmente si è liberata del suo grande amore.
Un enorme gruppo di turisti obesi e vestiti troppo leggeri, per il tempo che c’e’ qua, segue un improbabile antenna che sventola un microscopico drappo verde oro, carichi di valigie come se dovessero stare due mesi a Roma, invece che una settimana.
Una bambina bellissima, avrà 5 anni, si ferma davanti alla donna, così bianca rispetto a lei, e ne rimane incantata fino a che la mamma non la trascina, delicatamente, via col gruppo.
Immobile sulla scomoda sedia di metallo, la donna respira lentamente e riflette su tutto quello che ha, in termini di lavoro, carriera, famiglia e figli.
Ne è contenta, ha tutto, ma non è felice. È rassegnata ad essere contenta della sua vita e a rinunciare alla felicità.
Ora che lui è decollato per Lisbona, uscendo per l’ennesima volta dalla sua vita, tutto torna normale.
La sua vita ripartirà non appena rientrerà a casa e del suo grande amore non resterà nulla, al limite un po’ di “odio terapeutico” per tenere aperta la ferita ed impedire il riavvicinamento. Per fortuna la distanza aiuta. La distanza e’ salvifica.

Tre uomini in giacca e cravatta corrono trafelati fuori dagli arrivi, alla caccia del primo taxi. Corrono i turisti felici dietro la guida. Corrono le lancette, mentre lei continua a fissare la sua vuota contentezza.

È martedì. Tra dieci giorni al massimo lei vorrà fare pace e lui tornerà apposta per lei da qualunque punto della Terra.

“Inutile correre” dice la donna alzandosi “qualunque sia la direzione, qualunque sia il motivo per cui corriamo”.
Sullo smartphone digita “Torna presto amore mio” ed invia.

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